Arena di Verona: Domingo, Verdi e Wagner, autentico sogno di una notte di mezza estate

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Tante emozioni per il gran galà organizzato dall'Arena di Verona con Placido Domingo, e Daniel Harding sul podio, per i 200 anni dalla nascita di Giuseppe Verdi e di Richard Wagner.

Non ero mai stato all'Arena, esperienza già di per sé molto affascinante. Si entra in questo monumento romano, perfettamente conservato, e si rimane incantati dallo spettacolo del pubblico oceanico, dalle candeline accese tra le mani degli spettatori, dalla bellezza di un evento musicale vissuto nella brezza serale, immersi nella storia, ascoltando un'orchestra e dei cantanti all'aperto, con risultati decisamente apprezzabil, per essere senza amplificazioni.

Ma oltre alla bellezza del luogo, è stata la bellezza specifica del concerto di oggi ad avermi affascinato.

Davvero un'ottima selezione di molte tra le più importanti pagine dei due grandi compositori. Nel complesso, circa 3 ore di musica, non poche. Nessuno alla fine ha potuto certo dire di essere andato via "a bocca asciutta". Abbiamo ascoltato, in particolare, molti finali di opera: Parsifal, Walküre, Tristan und Isolde, ma anche Simon Boccanegra, di cui è stata offerta una ampia selezione e brani vari da Macbeth, Lombardi, Nabucco ("Va, pensiero"), Don Carlo, Tannhäuser e altre. 

Una grande serata, non c'è che dire. Su tutti ha regnato Domingo: a 72 anni, sentirlo affrontare senza incertezze, con voce stentorea, il finale del Parsifal o l'aria di Siegmund, faceva rimanere con la bocca aperta. Anche la parte di Simone, che Domingo da anni interpreta in tutto il mondo, è stata resa con commozione e profondità, presenza scenica e controllo vocale assoluto

Bravissimo anche Harding sul podio, adeguato a tutti i pezzi del repertorio. Personalmente posso preferire Muti nel Patria oppressa dal Macbeth o nel Va' pensiero, soprattutto nelle bellissime versione ascoltate di recente all'Opera di Roma...ma Harding è stato comunque bravissimo in tutto, molto convincente soprattutto nel Simon Boccanegra finale. Una direzione senza notine particolari, senza sottolineature o eccessi, molto adeguata al repertorio, condizionata certamente dalla presenza di una orchestra ipertrofica, pesata per una esecuzione all'aperto senza amplificazione e "corretta" in modo da far sentire tutti gli strumenti in maniera almeno dignitosa (si veda al riguardo la compresenza di 6 arpe - sic! - perché il suono non si disperdesse completamente nell'ambiente).

Vicino a Domingo alcuni cantanti "comprimari" solo di nome,  in realtà eccellenti solisti di livello internazionale, su tutti la grande Violeta Urmana (bravissima nell'Isoldes Liebestod) e Francesco Meli, giovane, straordinario tenore italiano di quelli di una volta, con una voce che sa un po' di anni '60 e che ricorda i vari Corelli e Di Stefano. Oltre a loro, vere e proprie "star" aggiunte, bravi anche gli altri, tra i quali la straordinaria Evelyn Herlitzius, artista tedesca specializzata nel repertorio wagneriano, grande interprete questa sera del finale del Ring - l'Olocausto di Brunilde - e l'italiana Susanna Branchini, di madre caraibica, che ha nella voce un bellissimo colore "nero" vagamente alla Leontyne Price, con una dizione migliore però, visto che Susanna è, per l'appunto, italiana.

Qualche nota dolente per l'orchestra, non sempre impeccabile, e il coro, un po' fuori dal sound wagneriano.

Grazie Arena per questa serata, davvero da non dimenticare, ma da portare anzi nel cuore. W Verdi, W Wagner!