Il risultato di tutto ciò è che oggi risulta davvero difficile avvicinarsi ad un titolo barocco senza rischiare di esserne schiacciati, a meno che non si sia molto amanti del genere. Per questo lo spettacolo della compagnia Motus andato in scena ieri e oggi al Teatro Argentina all'interno del Roma Europa Festival 2014 va particolarmente apprezzato.
L'opera è tagliata e sfrondata delle parti corali, trasformata in uno spettacolo teatrale vero e proprio. E lo spettacolo non rimane confinato nel mondo di Re Artù o in quello seicentesco dell'autore, Henry Purcell: ci porta nel mondo dei nostri giorni, con le sue luci e le sue ombre.
La scenografia è minima, ma efficace, con alberi e foglie a rappresentare il bosco inglese. L'orchestra barocca è ben visibile sul palco, il bravissimo ensemble Sezione Aurea, specialista del repertorio, ed è parte della scenografia stessa. Al centro del palco c'è uno schermo, dove vengono proiettati per tutta la performance dei video, a volte girati altrove, in strade e boschi, altre volte presi live sul set dagli attori stessi.
Bravissimi i protagonisti, l'Artù di Glen Çaçi un po' attore, un po' saltimbanco, ancora più convincente la Emmeline di Silvia Calderoni, che seppur in un corpo vigorosamente atletico e per certi aspetti androgino, mantiene una forte dose di femminilità e seduttività.
Altrettanto bene dicasi dei cantanti (come nell'opera originale, le parti principali sono interpretate da attori mentre i cantanti svolgono ruoli di commento, a mo' di coro greco), di ottima presenza scenica e perfetta qualità vocale, tutti senza esclusioni: Laura Catrani (soprano bella e brava), Yuliya Poleshchuk (contralto), Carlo Vistoli (eccellente controtenore). Memorabile la celebre aria del Genio del Freddo, la Frost Scene, che già all'epoca molti apprezzamenti valse a Purcell e che stilisticamente ricorda l'inizio dell'Inverno di Vivaldi, per la resa del ghiaccio fatta mediante le note degli archi staccate, sul ponticello, quasi strappate, e l'iniziale tortuosità armonica.I numeri musicali a volte sono invertiti, la trama dello spettacolo non segue quella dell'opera originale, ma la cosa non è importante: lo spirito di King Arthur sopravvive e anzi si rinnova con un bagno nei tempi odierni, nelle immagini desolate e abbandonate delle nostre periferie, in strade notturne illuminate dai fari di rare automobili.
E così l'opera barocca rivive, di nuova linfa. Del resto Linfa vitale è proprio il titolo del Festival di quest'anno: quanto mai adatto per questa edizione 2.0 del capolavoro di Purcell.