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Attenti al Matterellum: se torna, vince B.

Ok, le cose non stanno proprio così: fare le previsioni sull'esito delle elezioni è uno sport molto pericoloso, gente come Bersani ci si è fatta molto male. Però nello spirito salace di un blog la provocazione ci può stare: se torna il Mattarellum, il rischio (o la speranza, a seconda dei punti di vista) che si arrivi al Berlusconi quinquies è abbastanza alto. Proviamo a spiegare perché.

Il cosiddetto Mattarellum è il sistema elettorale con il quale è stato eletto il Parlamento nel 1994, 1996, 2001, prima che la riforma di fine 2005 introducesse il cd Porcellum (con il quale sarebbero state elette le Camere nel 2006, 2008, 2013). Prende il nome da Sergio Mattarella, ispiratore del testo di legge, già deputato DC, oggi giudice costituzionale.

Fondamentalmente consiste in un maggioritario uninominale a turno unico. Un sistema assai simile a quello in vigore negli USA e nel Regno Unito. L'Italia è suddivisa in piccole circoscrizioni, chiamate collegi elettorali, dove si candida un solo candidato per lista. Chi prende più voti viene eletto. Supponiamo che a Roma Centro si candidi Tizio per il Movimento 5 Stelle che prende il 40% dei voti, Caio per la coalizione di B. che prende il 35%, Sempronio per PD e altri che prende il 25%, Tizio è eletto deputato. Molto semplice. Lo stesso meccanismo vale sia alla Camera che al Senato (qui c'è poi un meccanismo di correzione che consente l'elezione anche di un certo numero di perdenti, a mo' di compensazione, ma non vale la pena di soffermarci su questo aspetto).

Le cose sarebbero però troppo belle se fossero così semplici, e infatti non lo sono. Questo sistema vale per il Senato e per il 75% dei seggi della Camera. Il restante 25% dei seggi della Camera è invece eletto col proporzionale a liste bloccate: si vota per un partito e si eleggono i nomi che quel partito presenta. Un po' come nel Porcellum, anche se qui serve ad eleggere solo una minima parte dei deputati, mentre nel Porcellum questa regola vale per tutti.

Tutto ciò premesso, dove sta la convenienza per B.? Nel fatto che, per come è oggi articolato il voto in Italia, è altamente possibile, se non probabile, che in larga parte dei collegi la coalizione di B., pur non avendo mai (o quasi) la maggioranza assoluta dei voti, rischi tuttavia di essere la minoranza meglio organizzata, capace quindi di vincere in molti singoli collegi.

Quello che potrebbe avvenire, in altre parole, è che in molte zone d'Italia la coalizione di centrodestra arrivi a prendere magari il 36-37% dei voti, il centrosinistra il 33-34%, Grillo il 20% e chi rimane qualche altro spicciolo. Uno scenario come questo, se replicato in parecchi collegi d'Italia, potrebbe finire con l'assegnare al centrodestra una maggioranza neanche piccola, un numero di parlamentari molto superiore a quello che avrebbe se si votasse col proporzionale puro (quello che è praticamente in vigore oggi, post sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il premio di coalizione).

Tanto strana l'idea che una coalizione possa avere la maggioranza dei seggi con neanche il 40% dei voti? Direi di no. Nei paesi anglosassoni è successo parecchie volte. Nel 1974 il Partito Laburista vinse in Inghilterra con il 39,2% dei voti, solo per citare un esempio.

Si potrebbe obiettare che una simile legge potrebbe favorire in linea teorica anche il centrosinistra, perché dovrebbe essere proprio il Cav a beneficiarne? Perché tradizionalmente il voto per il centrosinistra è più concentrato in alcune zone d'Italia (le regioni centrali), mentre quello per il centrodestra è più diffuso a macchia di leopardo. Per questo conviene meno vincere con 1000 voti di scarto in un collegio che vincere magari con un solo voto di scarto in due. Col maggioritario è favorito chi è maggioranza (relativa) in più zone d'Italia, non chi ha il voto assoluto del maggior numero di italiani. Il maggioritario può portare anche a risultati paradossali quindi, ovvero che una coalizione abbia in termini assoluti più voti dell'altra, ma si trovi con meno seggi. I Repubblicani negli USA alle ultime elezioni del 2012 hanno ottenuto la maggioranza nella House of Representatives pur avendo in totale un po' meno voti dei Democratici.

Se guardiamo ai risultati delle elezioni italiane svolte con il Mattarellum abbiamo conferma di questo trend di ripartizione favorevole al centrodestra. Nel 1996 ad esempio, anno della prima vittoria di Prodi, pur con un risultato alla Camera del 44,54% complessivo dei voti popolari (contro il 40,28% del centrodestra), il centrosinistra riuscì a vincere solo in 257 collegi (su 475). Cinque anni dopo il centrodestra con il 45,57% contro il 43,66% vinse invece in ben 282 collegi. In altre parole, nel 1996 Prodi con il 4,26% in più sui suoi avversari ottenne 25 seggi in meno di quelli che invece ebbe Berlusconi nel 2001 con solo l'1,91% di stacco dal centrosinistra.

Anche con riferimento alle elezioni del 2013, uno studio del prof. Agosta, forse il massimo esperto nazionale in materia di sistemi elettorali, ha calcolato che se si fosse votato col Mattarellum, alla Camera avrebbe avuto la maggioranza relativa Silvio, con 259 deputati eletti contro i 235 di Bersani.

Insomma, il quadro è complesso, ma quello che appare evidente è che B. non è affatto spacciato e anzi, se si tornasse alla vecchia legge elettorale, le sue possibilità di vittoria potrebbero incredibilmente aumentare. Davvero incredibile agli occhi di chi, a novembre 2011, a commento della sua uscita da Palazzo Chigi, scriveva articoli-necrologi. Come ci insegnava Solone, le vite degli uomini vanno giudicate alla fine...

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